DANIELE FORTUNATO: parlando di “Quel filo sottile”

DANIELE FORTUNATO: parlando di “Quel filo sottile”

NEW ALBUM e INTERVISTA

Nuovo disco per il cantautore maestro di scuola, figura emblematica direi pensando ai simboli lavorativi che hanno patito (per alcuni aspetti più di altri) questa improvvisa apocalisse che ci sta coinvolgendo tutti. Daniele Fortunato sforna un disco di semplice pop d’autore macchiato, dove possibile, di organze acustiche sfacciatamente ispirate al mondo del jazz e del blues (nel mood più che nell’estetica). Si intitola “Quel filo sottile” alludendo sfacciatamente ad un certo modo di vivere i rapporti personali… e ovviamente un focus importante è dedicato alla famiglia. Perché in questo disco non ci sono cose plastificazioni o grandi soluzioni di produzione main stream. In questo disco c’è la vita di tutti i giorni, quella di Daniele Fortunato, la nostra, quella che non prevede riflettori di scena, quella che schiva con passione la finzione delle maschere. Un disco pulito che sottolineiamo con piacere…

Daniele Fortunato… insegnante e cantautore. Quanto un mestiere ha contaminato l’altro?

Sia la musica che l’insegnamento vivono di comunicazione e di creatività.

In entrambe i mestieri, occorrono la capacità di analizzare la realtà ma anche la consapevolezza che è attraverso la fantasia che si trascende il quotidiano e si esprimono nuovi linguaggi.

E restando sul tema: i tuoi alunni in qualche modo hanno interagito con la tua forma canzone? E in generale la utilizzi per l’insegnamento?

Inizialmente cercavo di tenere separati i due mondi, come se dovessi mantenere distinte due identità. Tuttavia, nel corso degli anni la curiosità dei miei alunni mi ha portato a condividere con loro le mie canzoni, e a creare linguaggi musicali trasversali: in antologia, per accompagnare i testi poetici, in matematica per memorizare le tabelline, in motoria per comprendere la ritmicità, e chiaramente…durante l’ora di musica per rendere più dinamica e gratificante l’esperienza musicale rispetto alla “sæcula sæculorum” lezione di flauto!

“Quel filo sottile” è decisamente un disco di canzone d’autore “antica”, soprattutto nel modo “jazzato” di pensare ai suoni. Io come te penso che la semplicità prima di tutto sia un punto di arrivo. Cosa ne pensi?

Credo che, gira e rigira, le radici e i riferimenti musicali di tutti arrivino dal passato.

Tolte le impalcature, gli effetti sulle voci, gli arrangiamenti futuristici perfetti di tante canzoni attuali; scopri che alla base ci sono semplicemente buone canzoni (non sempre) voce e chitarra o voce e piano.

Il mio desiderio è che l’ascoltatore si soffermi sulla linea melodica della canzone, sulle scelte armoniche e sulle parole, senza confonderlo con qualcosa che poco ha a che vedere con lo scopo iniziale del brano. Bisogna togliere per scoprire se una canzone è bella, non aggiungere. Il sound acustico e le contaminazioni jazzistiche colorano senza offuscare.

Cantautore che ama in qualche modo raccontare le sue canzoni? O sei della scuola che pensi sia sufficiente il suono e la lirica?

La verità? La seconda che hai detto! Sono fermamente convinto che le canzoni come i libri abbiano bisogno di immedesimazione, senza troppe premesse.

Cosa ti ha portato a questo disco? Come artista e come uomo… e come insegnante anche…

Questo disco è stato scritto dopo molti anni di pausa dall’ultima pubblicazione. Mi ci hanno portato i grandi cambiamenti della mia vita, su tutti, la nascita dei miei bimbi. Sono canzoni figlie del quotidiano, nate tra le stanze movimentate di casa. “Quel filo sottile” è un segno di gratitudine alla vita in forma canzone.