MATTEO BONECHI: tra jazz e pop dentro i meandri di un’estate spietata

MATTEO BONECHI: tra jazz e pop dentro i meandri di un’estate spietata

INTERVISTA FSM

Certo in pieno inverno sembra anacronistico questo disco di Matteo Bonechi. Eppure sembra non avere tempo, sembra congelare le sensazioni e le immagini proprio come farebbe una grande pellicola. Il tutto in un mood decisamente slow, decantato, jazzistico, di quella canzone che a Paolo Conte deve assai molto, forse troppo e che solo dentro il brano “La sera della prima” e nella chiusa “Stelliti rari” affida una narrazione decisamente da cantautore dalla forte capacità di raccontare la vita con la sintesi poetica che ha un peso non trascurabile. “L’estate spietata” è stato registrato in pochi giorni, d’estate ovviamente, in presa diretta… in analogico.

L’estate è stata spietata… perché?

Perché lo è, o quantomeno non rappresenta esclusivamente una stagione senza ombre, come troppo spesso viene descritta. Da qui il tentativo di descrivere il contrasto di cui ogni anno siamo testimoni.

E davanti un titolo di questa severità non ci voleva forse un suono decisamente più rock?

Tutt’altro direi, la ricerca descrittiva ha volutamente preso una direzione antitetica allo stereotipo stesso della definizione di “estate”. Per cui dalla vita ci si può aspettare che un ossimoro sia talvolta più reale dell’idea di partenza.

Ho come l’impressione che dietro le tante fotografie che regalano queste canzoni ci sia spesso l’abitudine delle cose quotidiane. Come se fosse una dimensione particolare di questo disco… o sbaglio?

È vero, è da lì che si parte, ho cercato lo straordinario nella routine. È un processo che mi ha sempre affascinato, soprattutto in letteratura. Tendo ancora a scansare ciò che non riesco a vivere direttamente. Chissà che un giorno non cambi idea!

E comunque nella tua carriera ci sono state diverse rivoluzioni di suono o sbaglio? Nel senso che il prossimo lavoro potrebbe non avere i sapori del jazz… vero?

I primi due dischi sono stati registrati in collaborazione con Andrea Franchi, attraverso un lavoro molto accurato in fase di pre produzione. L’estate spietata è una sorta di fuga da tutto ciò. In futuro non escludo una “visita” in altri generi musicali

Ma il futuro? Sposerai anche i nuovi linguaggi? Che rapporto hai con loro…?

Spero di sì, cambiare pelle non è mai semplice, ma per crescere bisogna accettare i rischi del caso. Si tratta di scegliere bene le contaminazioni da cui farsi influenzare, sperando di cogliere una degna sintesi.