Holographic Ghost Stories: l’elettronica totale di Demiurgo

Holographic Ghost Stories: l’elettronica totale di Demiurgo

Nella cultura filosofica, in riferimento a Platone, il Demiurgo è artefice divino, creatore del mondo e delle idee. Termine pregno di significato, identifica il passaggio dall’ideale al reale, e riferito alla creazione artistica di Paolo Di Pierdomenico è un nome profondamente adatto. Teramano, questo artista, che svolge la professione di informatico, riesce ad esprimersi bene a 360°: se consultiamo il suo website scopriamo che scrive storie horror (ha ottenuto anche vari riconoscimenti via web), ama il fantasy e la fantascienza, ma soprattutto ha fondato,assieme all’amico Luca Galli, il Demiurgo Electronic Music Project molto tempo fa. Già agli esordi gli elementi essenziali che riscontriamo nell’album “Holographic Ghost Stories” sembravano evidenti: all’inizio del nuovo millennio sono stati registrati degli Ep.

La nostra filosofia era di comporre musica progressiva, ovvero non banale sia dal punto di vista della struttura armonica sia dal punto di vista del tempo.L’ispirazione veniva dal medieval-fantasy, dall’horror e dalla fantascienza” scrive Paolo di Pierdomenico a proposito degli esordi.

Insomma, un progetto di arte totale, volto a far coincidere forma e contenuto. Ma se ascoltiamo “Holographic Ghost Stories” ci rendiamo conto che siamo davanti ad un capolavoro, che è molto di più di quanto il nostro aveva concepito agli esordi. L’album è infatti un colossale tributo a tutta la musica elettronica, nel quale Glass, Vangelis, Mike Oldfield e tanta musica da film si unisce all’elettronica contemporanea (Aphex Twin, Chemical Brothers, Royksopp, Trentmoller su tutti). Ma il synth pop degli anni 80 è dietro l’angolo, così come molti elementi prog rock. L’album è disponibile sulle piattaforme di audio streaming dal 11 Giugno 2021, ed è concepito come un viaggio cyberpunk dove i confini tra umano e artificiale, memoria e immaginazione, vita e morte sono sfocati ed in costante trasformazione. Tutto ciò in 12 tracce.

Nella prima traccia, che dà il titolo all’album riscontriamo gli elementi caratteristici del sound: atmosfera inquietante (le prime battute sono davvero da colonna sonora di film horror, grazie anche al carillon) poliritmie, strutture simmetriche variate, precisione nel minimo dettaglio. “Overwritten identities” ha un colore più anni 80, è più luminosa delle traccia precedente e ci sorprende per le strutture sovrapposte, che comunque rimandano al tema principale. Anche qui, la cura elettronica è minuziosa. “Symbiotic” è un gioco tra sintetizzatori, che ben presto diventa nebbioso. “Lifecycles” è un bellissimo gioco di timbri, nonché la traccia più lenta ed emozionale, assieme a “After-Lifecycles” , a mio avviso, del disco.

“Here Ends the Year of Empty Cities” segna forse un momento di rinascita dopo la pandemia (che ha dato la possibilità a questo artista di riprendere il materiale elaborato): in alcuni momenti, soprattutto all’inizio, riprende alcuni elementi dance anni 90, che vanno però spinti in una direzione più progressiva). “Temple of the Algorithm” è un sovrapporsi di strutture diverse, “Recompile Human Feelings” ha una struttura più semplice e distesa e si muove verso gli anni 80. In quest’album ogni idea è scomposta ed analizzata, portata a conseguenze estreme, in un attentissimo e minuzioso lavoro di cura e produzione. Soprattutto, c’è tutta la storia dell’elettronica dagli anni 60 ad oggi, in un magnifico affresco.

“Holographic Ghost Stories” è un viaggio bellissimo. A quando il prossimo?

Links per lo streaming:

Spotify: https://open.spotify.com/album/1UQjAAyhattRFum9H4ij7t

Other platforms: https://li.sten.to/holographic