Fade Away – I Love Ghost tornano alle origini

Fade Away – I Love Ghost tornano alle origini

Sì, i Love Ghost ci stupiscono sempre di più, ma non solo: a volte ci spiazzano. Ogni loro brano è in bilico tra influenze musicali che vanno in direzioni lontane, lontanissime, a volte opposte. Il grunge si mescola alla trap e all’hip hop, il crossover è accompagnato da suoni elettronici, e la discografia della band di Los Angeles, che si arricchisce mensilmente di nuovi pezzi, è un campionario della storia del rock degli ultimi anni. Da qualche mese ci stavamo chiedendo che fine avesse fatto la folgorazione di Finnegan Bell sulla via del grunge, quella avvenuta a 13 anni, dopo aver ascoltato Nevermind . Ce lo stavamo chiedendo in quanto da mesi la band sembrava aver preso una strada più malinconica, abbastanza rappata, a tratti crepuscolare. Proprio loro che, dal 2016, sono presenti sulle varie piattaforme di audio streaming (Spotify, Apple Music, SoundCloud…), contano più di 8 milioni di visualizzazioni, ed hanno, inoltre, ottenuto ottime recensioni tra webzine e fanzine, scalato classifiche radiofoniche, suonato in giro tra Usa, Irlanda, Giappone, Ecuador. Gli altri componenti della band sono Ryan Stevens [basso, cori], Daniel Alcala [chitarra, cori], Samson Young [batteria, cori] e Cory Batchler [tastiera, voce]. Agli esordi della band, pezzi come The Scarlet Letter, In My Head Again, Outer Space, Angel with smoking gun, hanno fatto nascere il mito post grunge, hanno reso possibile unire il sound dei Nirvana e degli Alice in Chains con elementi più elettronici.

Ecco che all’improvviso, ritornano i suoni grantici e massicci: tutto ad un tratto brani appena usciti, come Pink Car, Bloody Mary e Shine Like Gold sembrano lontanissimi. In Fade away c’è il meglio del rock anni 90, a cominciare dal titolo: il grandissimo Neil Young, in My My, Ehi Ehi, brano che anche Kurt Cobain adorava, diceva “it’s better to burn out, then to fade away”.

Finnegan Bell ha imparato molto bene la lezione, e qui la riprende, seppur in una lettura positiva. Sostanzialmente, bisogna fare qualcosa per “non scomparire”, annegati da stati d’animo negativi.

Il brano è caratterizzato da influenze bellissime, e l’effetto è quello di una ballad (ma non troppo) a metà tra certe cose delle Hole e alcuni suoni new metal, soprattutto nel ritornello. Il tutto è sorretto da un semplice pattern di batteria che accompagna una chitarra che passa da un lieve overdrive ad una distorsione vera e propria nei punti salienti del pezzo. Da notare che questo è l’unico brano della band in cui è presente un assolo di chitarra, che probabilmente segna il culmine di questo tributo al grande rock. Appunto, un pezzo rock, perché l’elettronica qui non c’è. Dopo aver ascoltato il nuovo singolo viene da chiederci se nel prossimo i nostri guarderanno indietro, come hanno fatto con Fade away, oppure in avanti. Ma siamo sicuri, in ogni caso, che ci piacerà, come ci è piaciuto anche questo singolo.